Osvaldo

Osvaldo Savoini nasce a Borgomanero il 9 Ottobre 1921 e fin da giovanissimo collabora alla crescita dell’attività di famiglia: la produzione e la vendita di pane nel forno e nel negozio di Corso Sempione. E’ richiamato alle armi quando scoppia la seconda guerra mondiale e parte per l’Africa settentrionale. E’ fra gli sfortunati protagonisti della battaglia di El Alamein. Viene fatto prigioniero dagli Inglesi e successivamente trasferito in un campo di concentramento da dove, nel 1947, viene rimpatriato. il 16 Ottobre del ’48 sposa Giulietta, suo primo e unico amore.

Al rientro lo attendeva il “panificio”, la sua prima grande passione che in pochi anni, con l’aiuto del fratello Venanzio e dei loro collaboratori, Osvaldo seppe trasformare in un luogo di lavoro evoluto, uno dei primi forni ad essere elettrificato, dove la sempre maggiore quantità di pane prodotta non fu mai a scapito della qualità. Non solo di produzione ma anche di ricerca si occupava Osvaldo nel suo laboratorio: sempre nuove formule e nuovi formati di pane caratterizzavano l’attività; un esempio per tutti fu il pane “Carnera” che prese il nome dal famoso pugile per la sua forma e la grossa dimensione.

Alla dedizione al lavoro di panificatore si accompagnava l’altra sua grande passione, forse ancora maggiore, quella per il disegno meccanico, che lo portò, da perfetto autodidatta, all’ideazione e progettazione di macchinari per la produzione di alcuni formati di pane e soprattutto dei taralli. All’età di 50 anni lascia al fratello la gestione dell’attività del panificio e con la sua nuova attività che chiama Autal si dedica alla realizzazione delle macchine che aveva ideato e che vende dapprima in Italia e poi un pò in tutto il mondo, Australia compresa.

Oltre all’attività professionale i suoi interessi sono stati tanti.

L’amore per la sua città e per sue radici lo hanno accompagnato per la sua intera esistenza; tutto ciò che riguardava la gente di Borgomanero era per lui motivo di interesse e di approfondimento. Dal dialetto borgomanerese all’ impegno politico anche in ambito di amministrazione locale, per la quale ricoprì la carica di consigliere comunale per alcune legislature. Il suo mai sopito interesse per i problemi urbanistici lo portò, durante gli ultimi anni di vita a mettere a punto un personale progetto per quello che lui chiamava “traffico canalizzato”, ciò che poi verrà concretizzato con la nuova organizzazione a sensi unici del traffico dei quattro corsi del centro cittadino.

Osvaldo fotografo nasce alla fine degli anni 50 quando aderì alla Società Fotografica Novarese e presto si distinse partecipando a Concorsi Fotografici in Italia e all’estero in occasione dei quali molti riconoscimenti gli vennero accreditati. Già nel ’61 gli venne conferita la prestigiosa onorificenza di “artiste de la Fiap”, il massimo riconoscimento da parte della Federazione Internazionale delle Associazioni Fotografiche.

Aveva trovato nella fotografia un suo secondo modo di essere, un altro campo d’azione nel quale esprimere la propria creatività ed il proprio senso di appartenenza al mondo che lo circondava.

Molte le sue collezioni di stampo report agistico nelle quali il suo campo d’azione esce dal territorio di Borgomanero e si estende alla provincia, con particolare attenzione ai modi di vivere legati a momenti di svago e a manifestazioni sportive.

pubblicato nel 2001si trova una raccolta dei suoi scatti più significativi, raggruppati in 13 collezioni; tutti scatti rigorosamente in bianco e nero, senza mezzi toni, fatti di linee molto marcate e di macchie, a metà strada fra impressionismo e astrattismo. Una tecnica decisamente innovativa per il periodo, caratterizzato da uno stile fotografico più morbido e flou.
Solo negli ultimi anni di vita realizza numerosi scatti a colori che raggruppa e pubblica sul proprio sito.

Divertimento, emozione, impegno, passione. Tutto questo rappresentava per lui il mondo dei motori, il mondo del Kart. Il suo lo chiamava “carrettino” e a partire dalla fine degli anni ’60 quasi ogni domenica, se il tempo lo permetteva, lo caricava nel grosso bagagliaio della Volvo Station che usava anche per il lavoro e raggiungeva la Pista Azzurra di Borgoticino.

Osvaldo Savoini in azione sulla Pista Azzurra di Borgoticino

Il suo kart lo chiamava il “carrettino”


Qui la sua creatività esplodeva, sia in pista che nei box, dove trascorreva il suo tempo dello svago a modificare e perfezionare assetti del telaio e parti del motore, alla ricerca della migliore prestazione in gara.
Prudente fino all’esasperazione sulle strade, sfogava la sua voglia di guida sportiva e di velocità in pista.
Col passare degli anni, soprattutto dopo l’incidente che gli procurò una limitazione della mobilità di entrambe le gambe, diventa il consulente di molti suoi giovani amici che frequentano l’ambiente del Kart.
Gli stessi amici che ora lo ricordano dedicandogli questo sito.
Con caparbietà e intelligenza ha raggiunto molti obiettivi, sempre col sorriso di chi ha voluto bene alla vita.